Teatro

Il Cioni Mario di Benigni, diretto da Benvenuti. Ad Arezzo.

Il Cioni Mario di Benigni, diretto da Benvenuti. Ad Arezzo.

Torna dopo trent'anni, il famoso monologo teatrale interpretato da un giovanissimo Roberto Benigni, facendolo conoscere al grande pubblico. E da quello stesso monologo qualche anno dopo, Giuseppe Bertolucci trasse il film Berlinguer ti voglio bene che aveva come protagonista lo stesso Benigni.

Per la regia di Alessandro Benvenuti, venerdì 22 febbraio al Teatro Verdi di Monte San Savino alle ore 21.15, andrà in scena CIONI MARIO DI GASPARE FU GIULIA. Nella parte del protagonista Benvenuti ha scelto il cantante dei livornesi Ottavo Padiglione, Bobo Rondelli alla sua prima prova in teatro.
 
Una sedia e una lampadina, tutto il resto è Cioni: sfigato, maschilista, sottoproletario, ma soprattutto arrabbiato, schietto e brutale.
 
"L'autenticità del Cioni è il valore che si dovrebbe sempre tener presente, soprattutto in questi tempi in cui l'unica cosa essenziale sembra essere l'apparenza – afferma Alessandro Benvenuti - E' uno degli spettacoli che più mi hanno influenzato. C'era dentro una grandezza assoluta, così disperata e disperante che mi chiesi anch'io se ne avevo una simile. Così tirai fuori la storia della mia famiglia e scrissi Benvenuti in casa Gori."
 
Cioni Mario racconta la domenica d'un ragazzo solitario, nei pressi di Prato: i suoi problemi con il padre e con la madre che non c'è più; le donne che vegheggia; la casa del popolo; i fascisti; gli incubi omosessuali...
Bobo Rondelli non si è certo lasciato intimidire dalla fama di Cioni Mario e dal ricordo di Benigni, afferra il toro della memoria per le corna e lo strapazza con una energia tutta livornese.
 
"Con Benvenuti si è creato subito un grande affiatamento… - racconta Bobo Rondelli - Ha voluto che come Benigni tenessi le mani in tasca per tutta la durata del monologo, in questo modo ha cercato di mantenere la gestualità minima che caratterizzò Benigni. Tuttavia in questo Cioni cambiano i tempi: al posto di Almirante c'è… il cavaliere. Purtroppo non c'è un degno successore di Berlinguer, l'amarezza di non avere un 'grande sacerdote laico' è ciò che resta dopo la visione dello spettacolo."